La crescita del traffico nautico ricreativo nel Santuario sta generando pressioni sempre più rilevanti sull’ecosistema marino. Infatti, le imbarcazioni da diporto, pur avendo dimensioni ridotte rispetto alle navi commerciali, contribuiscono al rumore subacqueo, aumentano il rischio di collisioni e interferiscono con i comportamenti naturali di specie sensibili come balenottere, stenelle e tursiopi. Per questo motivo l’Accordo Pelagos ha avviato un progetto di ricerca innovativo per affrontare il problema.

Affidato a un team di esperti del European Topic Center dell’Università di Malaga — Maria del Mar Otero, Barbara Bauer, Antonio Sánchez e Mario Pacheco — il progetto mira a:

  • mappare la distribuzione mensile del traffico marittimo ricreativo nei piccoli porti e marine del Santuario;
  • creare una mappa interattiva delle misure di mitigazione e controllo già in atto;
  • promuovere buone pratiche per una nautica commerciale e ricreativa sostenibile.

 

Location of ports and mooring points with a certain capacity (berths/moorings) and moorings (including berths) per km of coastline for NUTS3 administrative units.

 

Come si svolge lo studio

L’attività di ricerca si è basata su un approccio integrato. È stato predisposto un questionario multilingue, inviato a 194 porti e marine del Santuario, per raccogliere dati su capacità di ormeggio, tipologie di imbarcazioni, stagionalità, servizi ambientali e iniziative di sensibilizzazione. Le risposte, pur limitate a tredici porti, sono state integrate con analisi GIS per visualizzare distribuzione e capacità portuali – oltre alle certificazioni ambientali e all’adesione alla Carta di Partenariato Pelagos – e con i dataset EMODnet basati sul sistema AIS (Automatic Identification System), che permettono di stimare la densità di traffico nautico e di evidenziarne la distribuzione spaziale e temporale.

Location of ports that have adopted the Pelagos Partnership Charter. 

 

I primi risultati

L’analisi ha rilevato la presenza di 257 porti turistici, per una capacità complessiva di 90.965 posti barca, con concentrazioni particolarmente elevate in aree come la costa del Var e la provincia di Pisa, dove si raggiungono valori superiori ai cento ormeggi per chilometro di costa. I dati confermano anche una stagionalità marcata: tra la bassa stagione (novembre-aprile) e la media stagione (maggio-giugno e settembre-ottobre) il traffico aumenta mediamente del 58,5%, con un ulteriore incremento nel picco estivo. Le unità più diffuse sono motoscafi inferiori ai dodici metri, spesso privi di AIS e quindi esclusi dalle statistiche ufficiali, ma in grado di generare impatti acustici significativi.

L’indagine ha anche documentato la distribuzione delle iniziative ambientali già in atto. In diverse aree costiere, porti e marine hanno aderito alla Carta di Partenariato Pelagos o hanno ottenuto la Bandiera Blu, implementando servizi di raccolta differenziata, punti di conferimento per oli esausti e acque nere, e programmi di sensibilizzazione rivolti ai diportisti. Tuttavia, permangono zone a forte densità di traffico dove l’adozione di misure di tutela risulta limitata.

 

Verso una gestione integrata

Il rapporto finale dello studio propone una serie di azioni per migliorare il monitoraggio e la gestione dei potenziali impatti della nautica da diporto. Tra queste:

  • l’integrazione dei dati AIS con sistemi radar e immagini satellitari ad alta risoluzione per rilevare anche le imbarcazioni non dotate di transponder;
  • l’implementazione di sistemi di allerta in tempo reale per informare i diportisti quando si avvicinano a zone sensibili;
  • la promozione di tecnologie di propulsione a basso impatto acustico;
  • l’organizzazione di campagne formative per incrementare la consapevolezza ambientale tra i naviganti.

 

L’importanza di investire nella conoscenza

I risultati confermano la necessità di un sistema di monitoraggio continuo e di una strategia gestionale basata su dati aggiornati e integrati. L’obiettivo è garantire che la fruizione turistica e ricreativa del Santuario possa convivere con la salvaguardia della biodiversità marina, mantenendo l’equilibrio tra le esigenze economiche e la protezione di un patrimonio naturale di valore internazionale. 

Questo lavoro apre la strada a studi di dettaglio in zone particolarmente sensibili, come quello già concluso in Costa Azzurra con il ToR4, dove la stessa metodologia è stata applicata a scala locale per passare dalla fotografia d’insieme a linee guida operative di gestione.

 

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