La coesistenza tra i mammiferi marini e gli esseri umani ha una storia tanto antica quanto l’umanità stessa. Una storia che inizia con episodi di caccia, competizione per le risorse ittiche ed alcuni casi di aiuto reciproco (Video National Geographic & Video Animal Planet) e che, nel corso del tempo e con lo sviluppo delle attività commerciali ed industriali, nonché con l’intensificazione dell’urbanizzazione, ha portato a livelli di pressione eccessivamente elevati su molte specie di mammiferi marini, rendendo la situazione estremamente squilibrata. Si è giunti ad un riconoscimento globale del fatto che questa situazione sia ad oggi insostenibile (vedi  Risoluzione 74/224 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite) e che necessitiamo di un cambiamento trasformativo che ci permetta di Vivere in Armonia con la Natura.

TRASPORTO MARITTIMO E COLLISIONI

Il trasporto marittimo fornisce un contributo significativo all’economia mondiale, ma può avere un impatto notevole sui mammiferi marini. L’impatto delle navigazioni sui cetacei è particolarmente evidente nel Mar Mediterraneo che rappresenta solo lo 0,8% della superficie oceanica globale, eppure accoglie il 13% del commercio marittimo mondiale. Ciò porta a continue interazioni con i mammiferi marini, comprese collisioni fatali (come, ad esempio, gli incidenti tra navi e cetacei).

Mentre la maggior parte delle specie di cetacei è a rischio a causa delle attività umane, giganti marini come capodogli e balenottere comuni sono principalmente minacciati da collisioni e reti da traino illegali.

Il Santuario Pelagos e le aree adiacenti sono noti come punti critici per le collisioni tra navi e balenottere comuni. Gli eventi di collisione rischiano di compromettere il recupero di questa popolazione in pericolo.

Poiché sono necessarie azioni per ridurre il rischio di collisioni, Francia, Italia, Monaco e Spagna nel 2023 hanno promosso la designazione di Aree Marittime Particolarmente Sensibili (PSSA) nel Mar Mediterraneo nord-occidentale da parte dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO). Quest’area include interamente il Santuario Pelagos ed il Corridoio di Migrazione dei Cetacei Spagnolo, due Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea (SPAMI). Attualmente, le misure di mitigazione nella PSSA mediterranea nord-occidentale sono di natura volontaria, ma in un futuro prossimo potrebbero essere implementate misure obbligatorie, come la riduzione della velocità o aree riservate per garantire la riduzione del rischio di collisioni con balenottere comuni e capodogli, in particolare in alcune stagioni. Nel frattempo, vari attori interessati, tra cui l’Accordo Pelagos, le guardie costiere, le compagnie di navigazione e gli scienziati, si stanno concentrando sulla sensibilizzazione di questo problema e sulla ricerca di strumenti innovativi di mitigazione. Questi includono l’approfondimento della conoscenza sulle collisioni (ad esempio: modelli, analisi del comportamento) o la sperimentazione di soluzioni tecniche per evitare le collisioni (ad esempio: strumenti per condividere osservazioni di balene, rilevamento acustico in tempo reale). L’Accordo Pelagos è totalmente impegnato in questi sforzi di conservazione e assiste e sostiene gli attori coinvolti ed i governi interessati.

ANTICOLLISIONE E SEGNALAZIONE DI COLLISIONE: CODICE DI CONDOTTA

Se navighi all’interno del Santuario Pelagos e oltre, per favore:

  • pianifica un’osservazione continua, per individuare balene e altri animali da lontano;
  • quando avvisti un grande cetaceo o un’aggregazione di cetacei, riduci la velocità ad un massimo di 10-13 nodi;
  • se devi manovrare per allontanarti dall’animale, presta particolare attenzione in quanto potrebbero emergere degli esemplari;
  • se possibile, informa via VHF le navi in direzione opposta;
  • trasmetti prontamente alla Guardia Costiera la posizione GPS e l’orario di ogni collisione.

CATTURA ACCESSORIA

L’incagliamento accidentale nelle reti da pesca è una delle principali cause di mortalità dei cetacei e di altri animali marini protetti come tartarughe marine, razze, ecc.

Per quantificare l’impatto della mortalità causata dalla pesca sui cetacei, sono necessarie informazioni sulle catture accessorie totali e sull’abbondanza della specie. Queste informazioni spesso mancano.

Le ripercussioni della pesca sui cetacei sono aumentate parallelamente allo sviluppo globale di questa attività, non solo a causa delle catture accidentali, ma anche a causa dell’aumentata pressione sugli stock ittici di cui si nutrono i cetacei.

La pesca è un’attività tradizionale e culturale importante ed una fonte di sostentamento per le imprese ad essa legate. Alcuni pescatori hanno dimostrato un’autentica buona volontà, applicando tecniche che riducono le riducono le catture accessorie, ma c’è ancora molto da fare per garantire una pesca sostenibile.

DISTURBO E STRESS

Tutte le attività nautiche che coinvolgono l’avvicinamento volontario o involontario ad un mammifero marino e ai suoi habitat importanti (ad esempio, siti di riproduzione, siti di alimentazione, ecc.) sono considerate potenziali fonti di disturbo e stress. Pertanto, devono essere regolamentate correttamente.

Whale-Whatching

Il fascino suscitato dai grandi mammiferi marini è alla base dell’attività di osservazione delle balene, che rappresenta un’opportunità inestimabile per la sensibilizzazione e l’educazione del pubblico, ma può essere una fonte di stress per le specie osservate con conseguente fuga, disgregazione del gruppo e disturbo del ciclo immersione-respirazione durante la fase di riposo. Tutto ciò può rappresentare un pericolo a lungo termine per i cetacei, soprattutto nel caso di popolazioni piccole o geograficamente isolate. È quindi indispensabile che questa attività sia ben regolamentata, o almeno controllata, non solo per i cetacei stessi, ma anche per gli “osservatori di balene” che non sono consapevoli del pericolo rappresentato dalla vicinanza agli animali selvatici.

Per affrontare le pratiche di osservazione mal gestite, l’Accordo Pelagos ha introdotto un Codice di buona condotta per gli operatori di whale-watching ed i diportisti. A seguito di questa iniziativa, ACCOBAMS e il Santuario Pelagos hanno istituito un marchio ecologico denominato “High-Quality Whale Watching“. Questo marchio costituisce uno strumento di gestione internazionale che:

  • consente al pubblico di identificare operatori che adottano un approccio di responsabilità ecologica;
  • contribuisce alla promozione di un’attività ponderata di whale-watching, limitando così i suoi impatti sui cetacei e promuovendone i punti di forza (consapevolezza ambientale, educazione);
  • aiuta a raccogliere dati sui mammiferi marini e sul loro comportamento e stato di salute.

TRAFFICO MARITTIMO

L’Accordo Pelagos sta investendo in progetti che contribuiranno a ottenere informazioni aggiornate sulla distribuzione delle specie di cetacei e sulle varie pressioni antropiche in questa regione, inclusi il traffico marittimo. Gli studi realizzeranno un modello delle caratteristiche spaziali e temporali del traffico marino e del rumore sottomarino correlato. Confrontando le mappe delle pressioni con quelle degli habitat preferiti degli animali, sarà possibile evidenziare i punti critici di potenziale impatto del traffico marittimo sulle specie e, di conseguenza, individuare soluzioni appropriate per gestire meglio questa pressione all’interno del Santuario.

COMPETIZIONI SPORTIVE

Le imbarcazioni veloci a motore possono disturbare i mammiferi marini, specialmente se si riuniscono in aree ad alta concentrazione. Le gare offshore si svolgono in mare aperto su barche veloci che possono raggiungere i 250 km/h. I rischi per i mammiferi marini sono vari: perturbazione del loro comportamento normale, incapacità di comunicare a causa del rumore sottomarino, collisioni/morti, ecc. 

L’articolo 9 dell’Accordo Pelagos stabilisce che “le Parti devono consultarsi reciprocamente per regolamentare ed eventualmente vietare le competizioni di imbarcazioni a motore veloci nel Santuario“. Per questo motivo, queste competizioni sono state vietate all’interno del Santuario nelle acque italiane (Legge italiana 391/2001, art. 5). Nel Principato di Monaco, tale competizione richiede un’autorizzazione speciale; tuttavia, da decenni non sono consentite. Negli ultimi anni, la Francia ha respinto numerose richieste di organizzazione di gare di motoscafi. Francia, Italia e Monaco cooperano su questa questione ed agiscono insieme per l’armonizzazione.

INQUINAMENTO

Inquinamento marino e terrestre (biologico, chimico, rifiuti) 

Il bacino del Mediterraneo ospita una densità elevata di abitanti, attività di pesca e navigazione commerciale, estrazione di petrolio e gas e turismo. Queste attività, unite ad un aumento dell’economia industriale costiera, hanno un grande impatto sugli ecosistemi. Gli scarichi fognari delle città, i rilasci industriali e incidentali, la massiccia presenza stagionale dei bagnanti, sono tutte importanti fonti di inquinanti organici persistenti, contaminanti emergenti, rifiuti marini ed agenti patogeni. 

In quanto predatori apicali con una lunga vita, i cetacei sono molto sensibili ai contaminanti ambientali, in particolare a contaminanti tradizionali come metalli pesanti, inquinanti organici persistenti come policlorobifenili (PCB), polibromodifenileteri (PBDE), diclorodifeniltricloroetano (DDT), e inquinanti emergenti come additivi plastici e prodotti farmaceutici e per la cura personale (PPCP). Gli inquinanti organici persistenti sono composti chimici che destano preoccupazione a livello globale a causa della loro persistenza nell’ambiente, della loro capacità di essere trasportati su lunghe distanze e dei loro effetti sulle popolazioni naturali. Sono sostanze chimiche biologicamente attive che possono bioaccumularsi e biomagnificarsi all’interno delle reti alimentari marine e hanno il potenziale di influenzare negativamente gli organismi marini. Studi sui cetacei nel Mar Mediterraneo e in particolare nel Santuario Pelagos hanno mostrato che queste specie hanno tra le concentrazioni più elevate di inquinanti chimici nei loro tessuti. 

L’esposizione a composti ambientali può causare soppressione del sistema immunitario e disturbi endocrini che possono influenzare la salute delle popolazioni. Anche l’aumento della predisposizione alle malattie infettive e alle neoplasie sono stati collegati ad elevati livelli di contaminanti nei mammiferi marini. 

I rifiuti marini sono classificati come qualsiasi materiale solido persistente, prodotto o lavorato, scartato, smaltito o abbandonato nell’ambiente marino. A livello mondiale ciò è riconosciuto come una delle principali sfide sociali della nostra epoca, a causa delle sue significative implicazioni ambientali, economiche, sociali, politiche e culturali. 

L’inquinamento degli oceani dovuto ai rifiuti plastici genera grande preoccupazione sia per la comunità scientifica che per la società. Questi materiali si accumulano sia nelle acque superficiali che in quelle profonde, e soprattutto in bacini chiusi come il Mar Mediterraneo. Nel 2010 sono stati scaricati nell’oceano tra i 4,8 e i 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici. Attualmente, i rifiuti marini sono comunemente osservati in tutti gli oceani e negli ecosistemi marini. 

Come evidenziato da diversi modelli di circolazione oceanica, il Mar Mediterraneo è stato considerato una zona sensibile di accumulo di rifiuti plastici con una concentrazione media paragonabile ai grandi movimenti circolari oceanici. La megafauna marina, come i cetacei e le tartarughe marine, è particolarmente soggetta all’ingestione e all’impigliamento nei rifiuti marini. L’impigliamento può causare lesioni, annegamento o strangolamento degli organismi. L’ingestione può causare patologie che vanno da un impatto impercettibile fino all’ostruzione del tratto digestivo, al soffocamento e all’inedia. Negli ultimi cinque decenni si è registrato un aumento del numero di casi di interazione dei cetacei con i rifiuti marini. 

RUMORE SUBACQUEO

Tra le fonti di impatto sull’ambiente marino, uno dei tipi di inquinamento più discussi e ancora poco conosciuti è il rumore antropico subacqueo. Un aumento del rumore di fondo influenza la vita sottomarina allo stesso modo in cui agisce sugli animali terrestri, compresi gli esseri umani. 

Nell’ultimo secolo, il rumore antropico sottomarino, sia da fonti impulsive (ad esempio l’infissione di pali) che continue (ad esempio traffico marittimo), ha aumentato il livello di rumore ambientale subacqueo, rappresentando una delle minacce più diffuse per gli oceani del mondo.

La tendenza a una crescita continua dell’attività navale nel Mediterraneo, insieme allo sviluppo costiero, alle costruzioni e operazioni offshore, alle rilevazioni sismiche e alle esercitazioni militari, sta portando ad un conseguente aumento dell’inquinamento acustico del Mediterraneo. 

I mammiferi marini dipendono dal suono per la loro sopravvivenza, in quanto utilizzano l’emissione vocale e l’ecolocalizzazione per percepire l’ambiente, comunicare, riprodursi, individuare prede e rilevare possibili minacce. A frequenze più basse, il suono può propagarsi su lunghe distanze, a volte centinaia o addirittura migliaia di chilometri, ed è quindi uno strumento fondamentale per lo sviluppo e la conservazione delle relazioni sociali tra gli animali. Pertanto, il rumore introdotto dalle attività umane può avere una varietà di effetti negativi sui mammiferi marini, che vanno dalla riduzione della capacità di rilevare i suoni, alla perdita temporanea o permanente dell’udito, a cambiamenti comportamentali e fisiologici, a lesioni e persino alla morte. La gravità del disturbo causato dal rumore è approssimativamente correlata alla potenza acustica ricevuta. 

Negli ultimi anni è cresciuta l’esigenza di un sistema normativo per mitigare tali effetti. La Direttiva Quadro sulla Strategia Marina (2008/56/CE), il primo strumento giuridico internazionale ad includere esplicitamente il rumore subacqueo antropico nella definizione di inquinamento, sottolinea la necessità di identificare livelli di rumore antropico che non influiscano negativamente sull’ambiente marino sia per i “suoni impulsivi a bassa e media frequenza” che per i “suoni continui a bassa frequenza”. 

Da allora sono state intraprese molteplici azioni. Alla fine del 2022, gli esperti dell’UE hanno pubblicato le nuove raccomandazioni per il monitoraggio del rumore nelle acque europee, fornendo soglie sui livelli massimi accettabili per il rumore sottomarino continuo (come quello prodotto dalla navigazione) e impulsivo (ad esempio quello da produzione di petrolio e gas). Le linee guida per la riduzione del rumore subacqueo prodotto dalla navigazione commerciale, per affrontare gli impatti negativi sulla vita marina, sono state approvate dal sottocomitato dell’IMO per la progettazione e la costruzione delle navi. Inoltre, i dati scientifici dimostrano che una riduzione di 10 dB da parte della navigazione può comportare una diminuzione del 90% dell’impronta acustica istantanea. 

Nel Santuario Pelagos vengono condotti programmi di ricerca per valutare il rischio di esposizione a fonti di rumore come il traffico marittimo. Il Santuario rappresenta il sito ottimale per testare l’efficacia delle azioni proposte, valutare i dati di base sul rumore e le soglie per i livelli di rumore che possono essere tollerati dalle specie locali, riducendo al minimo l’effetto negativo che il rumore può avere sui mammiferi marini.

CAMBIAMENTI CLIMATICI

Il cambiamento climatico globale sta portando ad una rapida rivalutazione della flora e della fauna del pianeta, con prospettive incerte sui problemi effettivi che le specie dovranno affrontare nel breve periodo, compresi gli esseri umani.

Alcuni effetti sono già ben osservabili negli ambienti costieri del Mediterraneo, compresi le Aree Marine Protette, che devono affrontare cambiamenti drastici ed improvvisi che mettono a dura prova la conservazione di alcuni habitat. Molte specie autoctone si stanno spostando verso nord e specie aliene (ovvero non originarie di una certa ecoregione) hanno fatto la loro comparsa a causa dell’aumento della temperatura dell’acqua. I cambiamenti della temperatura del mare possono causare la redistribuzione delle popolazioni di pesci, con conseguente spostamento dei predatori. Il surriscaldamento dell’acqua provoca altri problemi essenziali come, ad esempio, una maggiore predisposizione ad alcune malattie. Anche i cicli riproduttivi possono essere influenzati. I capodogli, ad esempio, hanno un tasso riproduttivo più basso in seguito a periodi di grande calore sulla superficie dell’acqua. Inoltre, per molte specie di mammiferi marini la nascita dei piccoli coincide con il periodo di massima abbondanza di prede. Il cambiamento climatico potrebbe causare uno sfasamento temporale tra la produttività ed il periodo di maggiore necessità di approvvigionamento energetico per madri e piccoli durante lo svezzamento.

Un effetto indiretto del riscaldamento è l’acidificazione dell’acqua, che comporta gravi problemi per molti invertebrati che costruiscono gusci. Anche i cefalopodi, di cui si nutrono molti cetacei, risentono dell’acidificazione dell’acqua incontrando difficoltà nella riproduzione.

DONA ALL’ACCORDO PELAGOS.

I contributi volontari al “Fondo Volontario Pelagos” permettono di dare un supporto finanziario alla realizzazione delle attività previste nell’ambito del Piano di azione (2022-2027) e dei relativi Programmi di lavoro dell’Accordo.

Se desideri dare il tuo contributo in favore delle attività del Santuario Pelagos puoi scegliere la somma che preferisci e le tematiche allo sviluppo delle quali desideri contribuire!

Crediti foto:
© CIMA
© Volpi Giuseppina – Concours photo RAMOGE – L’Homme et la Mer
© Drone du Regard