All’interno del Santuario Pelagos, le attività portuali e nautiche rappresentano una delle principali sfide per la conservazione della fauna marina., Come rendere quindi tali attività portuali più compatibili con la conservazione dei mammiferi marini? A questa domanda risponde il progetto “Sustainable Ports in the Pelagos Sanctuary”, promosso dall’Accordo Pelagos nell’ambito di una azione prioritaria del suo Piano di Gestione 2022–2027. 

Partendo dalla consapevolezza che il tema risulta ancora poco indagato, il lavoro ha prodotto un’analisi approfondita sul potenziale impatto delle attività portuali nei confini del Santuario con una revisione del quadro normativo e delle migliori pratiche di mitigazione esistenti.  Ciò ha portato alla definizione di una roadmap di raccomandazioni operative, orientata alla promozione di buone pratiche per la sostenibilità ambientale dei porti, in particolare nei confronti dei cetacei e dei loro habitat.

Per affrontare un tema tanto complesso quanto poco esplorato come quello dell’impatto delle attività portuali sui cetacei, l’Accordo Pelagos si è affidato a un gruppo di esperti con competenze diverse ma complementari. La biologa marina Caterina Lanfredi, il giurista esperto di diritto portuale Francesco Maria di Majo e la specialista in diritto ambientale Cristiana Roppo hanno unito le forze per analizzare da più angolazioni il rapporto tra infrastrutture portuali e fauna marina. L’approccio integrato ha permesso di mettere a fuoco non solo i rischi e le criticità legate alle attività portuali, ma anche le opportunità per migliorare la sostenibilità di questo settore strategico.

 

Obiettivi e approccio del progetto

La consulenza scientifica si è concentrata su due obiettivi principali. Da un lato, individuare quali siano le pressioni – dirette e indirette – che le attività nei porti possono esercitare sui cetacei e sui loro habitat: dal rumore sottomarino ai materiali inquinanti, dalla trasformazione dei fondali alla presenza costante di mezzi nautici. Dall’altro, trasformare queste evidenze in proposte concrete: una serie di raccomandazioni pratiche e applicabili per aiutare porti e marine del Santuario a ridurre il potenziale impatto ambientale e adottare comportamenti più rispettosi della biodiversità marina. L’analisi si è sviluppata attraverso quattro fasi:

  1. Creazione dell’inventario dei porti e marine nel Santuario (255 strutture censite)
  2. Valutazione delle attività portuali a rischio impatto per i cetacei (es. inquinamento acustico, plastiche, scarichi)
  3. Revisione delle normative e buone pratiche esistenti in ambito internazionale e locale
  4. Sviluppo di una roadmap con raccomandazioni operative e strumenti di sensibilizzazione per gli stakeholders

Localizzazione georeferenziata dei porti individuati all’interno del Santuario Pelagos.

 

Mappare, analizzare, proporre: i risultati del progetto

La consulenza scientifica ha permesso di costruire, per la prima volta in maniera sistematica, un quadro dettagliato delle infrastrutture portuali presenti all’interno del Santuario Pelagos, mettendo in evidenza il potenziale impatto che esse possono avere sulla fauna marina, in particolare sui cetacei. Sono stati identificati 255 porti e marine, distribuiti tra Italia, Francia e Principato di Monaco, con una densità media di un porto ogni 8 km di costa. Un dato che sottolinea quanto le attività portuali siano pervasive lungo il litorale del Santuario.

Oltre il 72% delle strutture censite si trova in prossimità di aree protette, come Aree Marine Protette, siti Natura 2000 o Parchi marini, mentre il 55% ricade in Comuni che hanno sottoscritto la Carta di Partenariato Pelagos, impegnandosi così formalmente nella tutela dei mammiferi marini. Questo dato evidenzia un’opportunità importante: molti dei porti coinvolti operano già in contesti in cui la sensibilità ambientale è elevata, e potrebbero quindi diventare attori chiave nella transizione verso una gestione più sostenibile.

Dall’analisi sono emerse tre categorie di attività portuali particolarmente impattanti per i cetacei e i loro habitat:

  • Il rumore sottomarino, generato da attività come la costruzione o manutenzione delle infrastrutture (es. dragaggi, infissione di pali) e da sistemi antifouling basati su emissioni sonore (ultrasuoni), che possono disturbare gravemente la comunicazione e l’orientamento dei cetacei, provocandone l’allontanamento dalle aree frequentate;
  • L’inquinamento da plastiche e microplastiche, legato alla gestione inefficiente dei rifiuti portuali e allo scarico illecito in mare, che rappresenta una minaccia sia diretta (ingestione, soffocamento) sia indiretta (bioaccumulo di sostanze tossiche) per la fauna marina;
  • Gli scarichi e le sostanze chimiche, che insieme al degrado dell’habitat costiero, contribuiscono alla contaminazione dell’acqua e dei sedimenti, con effetti potenzialmente gravi e duraturi su tutta la rete trofica marina.
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Riepilogo delle attività portuali selezionate, del loro potenziale impatto diretto o indiretto sui cetacei e delle buone pratiche disponibili per mitigare l’impatto.

 

A partire da questi elementi, è stata realizzata una valutazione del rischio per ciascuna tipologia di attività, classificandola in tre livelli (alto, medio, basso) sulla base di tre criteri principali:

  • la probabilità di impatto su cetacei e habitat marini;
  • la reversibilità dell’effetto nel tempo;
  • la complessità della gestione e delle misure di mitigazione.

L’analisi si è basata su una solida revisione della letteratura scientifica e giuridica (oltre 150 fonti consultate) e su un dialogo attivo con i principali portatori di interesse: porti, autorità locali, operatori del settore nautico e organizzazioni ambientali. Questo approccio partecipativo ha permesso di integrare dati tecnici e conoscenze operative, con l’obiettivo di elaborare raccomandazioni realistiche e condivise, capaci di essere applicate nella pratica quotidiana dei porti del Santuario.


La roadmap: un piano d’azione per i porti del Santuario

Il cuore del progetto è rappresentato dalla roadmap operativa, pensata come uno strumento flessibile ma incisivo, in grado di adattarsi alle specificità dei diversi porti. Le raccomandazioni sono suddivise in tre ambiti d’intervento:

  1. Engage and Educate
    Sensibilizzare e formare il personale portuale, gli operatori nautici e gli utenti del mare sulle pratiche sostenibili, promuovendo una cultura condivisa della tutela marina.

  2. Research and Innovate
    Favorire l’adozione di soluzioni tecnologiche a basso impatto ambientale, come motori elettrici o sistemi antifouling alternativi, e incentivare la raccolta e condivisione di dati ambientali.

  3. Plan and Take Actions
    Integrare gli obiettivi di conservazione della biodiversità nelle politiche e nei piani di gestione portuali, anche attraverso certificazioni ambientali, regolamenti locali e partenariati pubblico-privato.

Un’opportunità strategica per il Santuario Pelagos

I porti non sono solo luoghi di transito o sviluppo economico: possono diventare spazi di innovazione ambientale e partecipazione attiva alla salvaguardia del mare. Il progetto “Sustainable Ports” mostra che, attraverso azioni concrete e coordinate, è possibile ridurre significativamente l’impatto delle attività portuali sui cetacei e più in generale sull’ecosistema marino.

L’Accordo Pelagos, con questa iniziativa, ribadisce l’importanza di un approccio integrato tra diritto, scienza e governance, in linea con le strategie europee (come la Strategia per la Biodiversità 2030) e gli obiettivi internazionali di protezione della fauna marina. Il percorso è tracciato: ora spetta a porti, istituzioni e comunità locali percorrerlo insieme.

 

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