Prosegue l’impegno dell’Accordo Pelagos per la tutela dell’ecosistema marino del Santuario: è stato realizzato un progetto di valutazione della distribuzione del traffico marittimo e del rumore antropico subacqueo, con l’obiettivo di approfondire uno degli impatti più insidiosi ma meno visibili per la fauna marina.

Un progetto al servizio della conservazione

Lo studio, affidato all’istituto francese Quiet-Oceans, esperto in acustica marina, si è focalizzato su quattro obiettivi principali:

  • analizzare la distribuzione stagionale del traffico marittimo, sia commerciale che ricreativo;

  • mappare il rumore subacqueo prodotto dalle attività umane;

  • valutare i rischi associati al rumore continuo a bassa frequenza per le specie sensibili;

  • definire un piano operativo per analisi e strategie future, da condividere con i gruppi di lavoro dell’Accordo.

Strumenti all’avanguardia per una sfida complessa

Per raggiungere questi obiettivi, Quiet-Oceans impiega due piattaforme tecnologiche di alto livello:

  • OceanPlanner©, uno strumento di analisi e visualizzazione dei dati di traffico marittimo ottenuti dal sistema AIS (Automatic Identification System), capace di identificare pattern di navigazione, valutare rischi e priorità di intervento;

  • Quonops©, una piattaforma modellistica per la previsione e la mappatura del rumore subacqueo, che tiene conto di parametri ambientali e antropici come batimetria, venti, tipo di fondale, salinità e traffico navale.

Questi strumenti permettono di generare mappe stagionali del traffico e del rumore, di stimare i livelli di pressione sonora sottomarina e di determinare le aree e i periodi più critici per la fauna marina.

 

I risultati

L’analisi si è basata su oltre 60 milioni di posizioni AIS (Automatic Identification System) relative agli anni 2019 e 2023, con modelli acustici calibrati su dati raccolti al largo della Corsica. I risultati sono stati confrontati con le aree di presenza potenziale di quattro specie prioritarie: balenottera comune, capodoglio, zifio e tursiope.

Lo studio ha rivelato come il rumore antropico, soprattutto in estate, superi frequentemente i livelli naturali in vaste aree del Santuario. In condizioni medie (percentile P50%), i livelli di rumore generato dal traffico navale risultano superiori di 5–10 dB rispetto al rumore naturale, con picchi oltre i 20 dB nelle rotte più trafficate. Questi eccessi possono ridurre significativamente le capacità di comunicazione e di orientamento acustico dei cetacei, causando effetti di mascheramento che compromettono attività vitali come la socializzazione e la predazione.

In termini di rischio collisione, i modelli predittivi hanno evidenziato che le navi Ro-Ro (Roll-on/Roll-off, progettate per il trasporto di veicoli) rappresentano la categoria più pericolosa. Nel 2023, hanno percorso circa quattro volte la distanza ad alta velocità (>15 nodi) rispetto alle imbarcazioni da diporto. I rischi risultano più elevati nelle aree centrali e settentrionali del Santuario, dove si incrociano rotte commerciali ad alta velocità e habitat critici per balenottere e capodogli, grandi cetacei maggiormente soggetti al rischio di impatto con le grosse imbarcazioni.

Lo studio ha inoltre confermato una forte stagionalità degli impatti: mentre il traffico commerciale è piuttosto stabile, quello da diporto aumenta drasticamente nei mesi estivi, contribuendo significativamente all’inquinamento acustico stagionale.

È importante sottolineare che lo studio si è basato principalmente su dati AIS, un sistema obbligatorio per le navi commerciali di una certa stazza, ma non per tutte le imbarcazioni da diporto e da pesca. Questo significa che una parte del traffico, in particolare quello ricreativo di piccole dimensioni, potrebbe non essere rappresentato pienamente nei dati analizzati. Tuttavia, rispetto al 2019, si osserva un netto aumento del numero di imbarcazioni da diporto rilevate nel 2023, attribuibile in parte alla maggiore diffusione dei dispositivi AIS anche tra le barche private. Questo progresso tecnologico contribuisce a una migliore copertura, ma permangono lacune che possono portare a sottostimare l’impatto cumulativo del traffico minore, specialmente in estate.

 

Un impegno per la conoscenza

Il progetto rappresenta un passo concreto per colmare le lacune scientifiche legate al rumore subacqueo, riconosciuto a livello internazionale come una minaccia per i cetacei, in linea con le linee guida dell’IMO e la Direttiva Quadro sulla Strategia Marina dell’UE. I dati raccolti saranno fondamentali per guidare azioni di mitigazione, aggiornare le strategie gestionali e rafforzare la cooperazione scientifica tra Stati.

Con questo studio, l’Accordo Pelagos dimostra che la tutela della biodiversità passa anche dal silenzio. Investire in strumenti scientifici di monitoraggio significa dotarsi di basi solide per affrontare le sfide del futuro, in un Mediterraneo dove il traffico marittimo è in continua espansione.

 

 

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